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Caso camici: udienza ricorso pm Milano contro Fontana fissata il 3 aprile

Milano, 23 gen. (Adnkronos) - E' stata fissata il 3 aprile 2023 l'udienza in corte d'appello, davanti ai giudici della seconda sezione presieduta da Enrico Manzi, per il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana prosciolto lo scorso 13 maggio per il 'caso camici'. Il gup di Milano Chiara Valori aveva stabilito il non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste" per frode in pubbliche forniture per il governatore lombardo, per il cognato Andrea Dini proprietario della società Dama, per Pier Attilio Superti vicesegretario generale della Regione, per Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, rispettivamente ex dg e dirigente di Aria, la centrale acquisti della Regione. Al centro dell'indagine l'affidamento da parte di Aria spa, di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75mila camici e altri dpi a Dama. Fornitura accordata durante il primo periodo della pandemia, quando era più difficile reperire dispositivi di protezione. Per il giudice la 'trasformazione' del contratto riguardo la consegna dei camici - in piena emergenza Covid - da fornitura a donazione "si è realizzata con una novazione contrattuale che è stata operata in chiaro, portata a conoscenza delle parti, non simulata ma espressamente dichiarata" e quindi non ci fu "inganno", ma un risparmio per Regione Lombardia, si legge nelle motivazioni del 26 maggio scorso. Una ricostruzione contestata dai titolari del fascicolo, l'aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Paolo Filippini e Carlo Scalas. Quello che non convincerebbe la pubblica accusa - che insiste affinché i cinque imputati vengano mandati a processo - è il modo in cui è stato considerato il contratto tra la Regione e la società Dama, ossia come un accordo tra privati e non con la pubblica amministrazione. Le azioni contestate, per la pubblica accusa sono "funzionali alla tutela degli interessi personali del governatore Fontana e di quelli economici della Dama spa riferibile alla moglie e al cognato" e "hanno avuto l'esito di posporre l'interesse pubblico (alla completa e tempestiva esecuzione della fornitura) ad interessi privati convergenti degli imputati Fontana e Dini, con il concorso degli altri imputati, chiamati a dare esecuzione alle disposizioni del presidente della Regione Lombardia".

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