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Design: piccolo è ancora bello in Italia, e guarda al Medio Oriente (2)

(AdnKronos) - Ed è questa, sempre più, la direzione del cambiamento che sta assumendo il mercato del design. Tutto fa perno sempre più intorno agli studi di architettura e progettazione che consegnano il progetto 'chiavi in mano'. I negozi multimarca tradizionali collaborano con architetti o sviluppano al proprio interno abilità progettuali; i produttori lavorano a stretto contatto con gli studi di progettazione. Tria Simple e Vienna i pezzi icona di Colè, legati spesso a dei contract, sedute destinate, ad esempio al Van Gogh Museum, a hotel o a spazi di ristorazione. "Allo stato dell'arte, non si può dire che puntiamo solo sul contract, perché questa idea di ambiente abbastanza complessiva è nelle nostre corde. In questo momento spostiamo i nostri investimenti più nell'area contract perché è quella che in questo momento ci sta dando più risultati. Non è detto che in futuro ci sarà un ribilanciamento. E' difficile fare una strategia a lungo termine perché il mercato sta cambiando tantissimo". Una strategia che è anche strettamente e in generale legata ai mercati di riferimento. Per il design italiano è ancora l'Europa lo sbocco naturale, per una condivisione del gusto estetico, ma anche perché "con tutti i difetti che può avere l'Unione europea, operare in Europa è facilissimo. Paradossalmente è più semplice vendere in Svezia che in Svizzera dove va comunque seguita una certa burocrazia". E se destano preoccupazione gli annunci del presidente americano Donald Trump che vorrebbe aumentare i dazi di importazione nella direzione di una politica economica sempre più protezionista, "si stanno aprendo diversi altri mercati". Innanzitutto il Medio Oriente (e anche l’Africa). Il cui gusto sta cambiando, nella moda così come nel design. Abbandona certi eccessi estetici e si avvicina a una maggiore pulizia formale.

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