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Ustica: Gasparri-Giovanardi, 'allibiti per articolo Repubblica su lodo Moro'

Roma, 30 lug. (Adnkronos) - "Siamo allibiti nel leggere su Repubblica di oggi un articolo di Lirio Abbate sul cosiddetto 'Lodo Moro'". Lo affermano Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e parlamentare di Forza Italia, e l'ex ministro Carlo Giovanardi. "Nel 2016 come membri della commissione di indagine sulla morte di Aldo Moro - spiegano - potemmo accedere e annotare le carte riclassificate segrete e segretissime su Ustica, dopo che il governo Renzi aveva tolto il segreto di Stato sulle stesse. Successivamente siamo stati diffidati ripetutamente dal renderle pubbliche, con minaccia di denuncia penale, l'ultima volta a Palazzo Chigi al tempo del governo Conte, dove Giovanardi venne formalmente convocato per sentirsi notificare (e per iscritto alla signora Giuliana Cavazza che perse la madre sul DC9 di Ustica) che un'eventuale pubblicazione avrebbe violato ‘l'interesse nazionale’". "Su nostra insistenza viceversa il governo Draghi ha tolto il segreto sui documenti riguardanti Ustica, con alcune significative omissioni per carità di patria, che raccontano della drammatica escalation di minacce di rappresaglia ‘con vittime innocenti’, se non fosse stato scarcerato, come previsto dal ‘Lodo Moro’, Abu Saleh, il referente dell'Olp a Bologna, arrestato nel 1979 a Ortona per il trasporto di missili terra-aria. Addirittura è stato reso pubblico il cablogramma di Giovannone da Beirut che il 27 giugno al mattino avverte il governo che ‘il fronte di liberazione della Palestina avrebbe deciso di riprendere piena libertà di azione’ e addirittura aggiunge di ‘non poter garantire sicurezza ambasciata Beirut’", scrivono. "Di tutto questo nell'articolo di Abbate non c'è traccia anche se è positivo che dopo decenni si è accorto dell'esistenza del ‘Lodo Moro’, ormai storicamente accertato al di là d'ogni ragionevole dubbio. Adesso che Abbate scopre, leggermente in ritardo, l'esistenza del ‘Lodo Moro’ dovrebbe unirsi a noi per chiedere a gran voce di indagare, sia pure con grande ritardo, su chi collocò la bomba a bordo del DC9 Itavia, la cui esplosione provocò la morte di 81 vittime innocenti", concludono Gasparri e Giovanardi.

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