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'Ndrangheta: arresti per droga ed estorsioni, tra gli affari Covid, Ecobonus e rifiuti

Milano, 24 ott. (Adnkronos) - L'indagine della Dda di Milano che ha portato a un'ordinanza nei confronti di 18 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, all’estorsione e al compimento di reati economico - finanziari, i cui proventi, erano destinati ad agevolare le attività dell'ndrangheta ed in particolare della cosca Morabito -Palamara -Bruzzaniti, è iniziata nel 2019 e proseguita anche nel periodo della pandemia. L'ndagine, della Dia e dei carabinieri di Monza, ha coinvolto 68 persone divise in due gruppi che, "sebbene operativamente separati per materia (da un lato il compimento dei reati economico-finanziari, dall’altro, il traffico di droga e le estorsioni)", erano entrambi diretti - secondo l'inchiesta dei pm Sara Ombra e Paolo Biondolillo, da un medico calabrese, collaboratore di alcune Rsa milanesi, già condannato in via definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e, soprattutto, figlio dello storico capo della cosca calabrese, attualmente detenuto in regime di 41-bis a seguito di condanna irrevocabile per associazione mafiosa. Il primo gruppo creava società 'cartiere' specializzate nell'emettere false fatture, volte a fornire una copertura all'inesistenti acquisti di beni e di servizi, all’unico scopo di creare, a favore di terzi, la disponibilità 'in nero' di ingenti somme di denaro, così sottratte a ogni forma di controllo e monitoraggio. Nel corso delle attività, è stato possibile sequestrare circa 50.000 euro in contanti, e ricostruire la vendita di false polizze fideiussorie, formalmente emesse da uno dei più grossi gruppi bancari nazionali, a favore di imprese e ditte individuali - in un caso a a favore di imprese operanti nel settore dei giochi e delle scommesse - che mai le avrebbero ottenere in quanto prive della necessaria solidità patrimoniale. Non solo: il gruppo era specializzato nella commercializzazione di falsi crediti d'imposta a società che, consapevoli della loro natura illegale, li hanno utilizzati per compensare il pagamento di imposte e di contributi previdenziali. I crediti erano creati da un’altra organizzazione criminale con sede in provincia di Napoli e composta da professionisti (commercialisti, periti ed ingegneri), alcuni dei quali già condannati per lo stesso reato. L'indagine ha permesso anche di ricostruire "l'organizzazione di truffe aggravate ai danni dello Stato, dirette al conseguimento di finanziamenti ed erogazioni previste dalle norme Covid 19" per circa 2 milioni di euro. "Proprio per sfruttare una specifica norma diretta a favorire la capitalizzazione delle società nel periodo della pandemia, erano stati creati, attraverso bilanci contraffatti, fittizi aumenti di capitale sociale, impiegando, anche grazie alla compiacenza di periti e pubblici ufficiali, titoli esteri di dubbio ed incerto valore ed aventi caratteristiche tecniche difformi da quelle previste dalla legge". Soldi reinvestiti in nuove società commerciali che hanno sfruttato i benefici dell’Ecobonus, della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti, del commercio di carburante e della grande distribuzione. Il secondo dei due gruppi criminali, invece, si è reso responsabile di più acquisti, trasporti e cessioni nel Nord Italia (Milano, Torino e altre province) e in Calabria, di centinaia di chili di droga (cocaina, eroina, marijuana e hashish) oltre a gestire un'attività di recupero crediti mediante le tipiche modalità utilizzate dalle organizzazioni mafiose anche ricorrendo, quando necessario, all’uso di armi. Il gruppo disponeva di basi logistiche e operative, come un magazzino a Paderno Dugnano, telefoni intestati a estranei e auto noleggiate. In un caso è stato possibile arrestare in flagranza il corriere e sequestrare 5 chili di eroina, destinata al mercato calabrese. Sono state documentate compravendite per un totale di 50 chili di eroina, 150 di marijuana e circa 50 di hashish, provenienti anche dalla Spagna, dall’Austria e dall’Albania ed è stata verificata l’apertura di un canale di vendita di cocaina proveniente dal Perù e dal Brasile e destinata a una nota famiglia di 'ndrangheta.

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