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Patto per un’impresa a misura di mamma

Roma, 08 nov. - (Demografica/Adnkronos) - Un’alleanza con il mondo produttivo per un lavoro accogliente nei confronti della genitorialità. Un patto per un’impresa a misura di mamma. È lo scopo del Codice di autodisciplina di imprese responsabili a favore della maternità, proposto alle aziende che vorranno attuare politiche in favore della maternità e a sostegno dei percorsi di carriera delle lavoratrici madri, lanciato dal Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. Un centinaio le aziende firmatarie del patto che impegna a favorire la continuità di carriera delle madri, le iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, l’adattamento dei tempi e modi di lavoro, il sostegno alle spese per la cura e l’educazione dei figli. Il Codice affiancherà la Certificazione della parità di genere alle imprese, prevista come obiettivo del Pnrr, a sostegno dell’empowerment femminile nel mondo del lavoro. “Nessuno meglio delle nostre aziende sa quanto sia importante fare investimenti produttivi e quanto sia importante scommettere sul domani. Nessuno più di questo governo crede che l’investimento nella natalità per invertire il trend demografico voglia dire scommettere su noi stessi. Perché senza figli avremo un’Italia più povera, sarà a rischio la sostenibilità del nostro welfare e verrà meno quella staffetta generazionale sulla quale si fonda la capacità di portare nel futuro la nostra identità di popolo“. Lo dice la premier Giorgia Meloni nel videomessaggio inviato in occasione dell’incontro “La maternità (non) è un’impresa”, nel corso del quale è stato presentato il codice. “Noi abbiamo davanti una sfida importante e, ovviamente, ne siamo consapevoli. La denatalità affligge tutta l’Europa e non solo e in Italia un certo clima culturale ha contribuito a spingere giù la curva demografica. Per decenni c’è stata molta disattenzione nei confronti della famiglia e, mentre altrove si correva ai ripari, da noi parlare di sostegno alla natalità sembrava quasi essere un tabù. Ecco, noi abbiamo infranto quel tabù – rivendica la presidente del Consiglio -, abbiamo messo la famiglia e la natalità al centro della agenda di Governo. Lo abbiamo fatto nonostante le poche risorse che avevamo a disposizione: con questa legge di bilancio, con quella precedente abbiamo messo in campo un pacchetto di provvedimenti che vale complessivamente oltre due miliardi e mezzo di euro. Chiaramente non è sufficiente, lo sappiamo bene, però la direzione tracciata, è chiara e disegna una visione“. “La denatalità e la mancanza di libertà sono in fondo due facce della decrescita. E la decrescita, checché ne dica qualcuno, non è mai felice” continua la premier Giorgia Meloni. Per invertire il trend della denatalità, “il Governo da solo non può farcela“, dunque “serve l’aiuto di tutti, a partire da chi, come voi, si rimbocca le maniche ogni giorno per creare posti di lavoro, per produrre ricchezza e benessere per la propria Nazione. Oggi il Governo vi propone di sottoscrivere un patto, perché la sfida demografica coinvolge tutti e ha bisogno di tutti. È una sfida per il futuro dell’Italia, è una sfida per la libertà, in particolare delle donne. Perché purtroppo, sono ancora troppe le donne costrette a dimettersi dal lavoro dopo essere diventate mamme; sono ancora troppe le mamme lavoratrici che vedono il proprio percorso di carriera ostacolato da un sistema che non riconosce il valore di quello che fanno; sono ancora troppe le donne che rinunciano a mettere al mondo un bambino perché vivono questa scelta come una scelta alternativa alla realizzazione professionale. E noi non possiamo permettere tutto questo“. “Allora – esorta la presidente del Consiglio -, dobbiamo perseguire tutti insieme con forza e determinazione l’obiettivo di costruire una cultura e un’organizzazione del lavoro che non consideri la genitorialità come una penalità, ma che anzi accompagni e valorizzi l’esperienza di diventare padre o di diventare madre. Anche su questo il Governo ha iniziato a muovere i suoi passi, dal potenziamento del congedo parentale fino alla decontribuzione delle mamme lavoratrici, però io sono convinta che insieme, tutti noi, possiamo fare la differenza molto di più. Dobbiamo promuovere una nuova consapevolezza, anche culturale, mettere in rete quelle tante buone pratiche che dove ci sono aumentano la produttività delle realtà nelle quali si realizzano, migliorano il benessere delle persone e fanno crescere la natalità”. Perché, il ragionamento, “noi vogliamo che l’Italia cresca, che cresca la libertà dei suoi cittadini, il benessere dei suoi lavoratori, il suo tessuto produttivo“. E “un’impresa a misura di mamma e di bambino può essere una chiave di volta per affrontare tutti insieme questa sfida“. Per la ministra della Famiglia, della Natalità e della Pari Opportunità Eugenia Roccella, promotrice dell’iniziativa, “la crisi demografica, la possibilità che il futuro dell’Italia sia senza figli è veramente un problema per tutti e in primo luogo ovviamente per il lavoro e il mondo dell’impresa”. “Il governo sta facendo la sua parte su questo fronte, per la natalità e per il sostegno alla genitorialità, ma c’è bisogno di un’alleanza. C’è bisogno di creare anche nel mondo del lavoro un clima amichevole nei confronti di chi è genitore e quindi che non sia messo di fronte a difficoltà insormontabili, che sia sostenuto in un lavoro che è, io lo dico sempre, un lavoro socialmente utile, non è solo una questione privata ma è un qualcosa che si fa per il bene di tutti”. “Avvalersi delle donne nel mondo del lavoro fa crescere le imprese, l’economia e una società equa, solidale e lungimirante perché puntare sulla maternità significa investire sul futuro del nostro Paese, in un momento in cui il tema della denatalità deve farci riflettere. Il futuro passa dai giovani, dai bambini che verranno“. Così il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone. “Credo fortemente nell’alleanza tra imprese e istituzioni” ha affermato il ministro Calderone, ricordando che, se l’occupazione femminile in Italia fosse in linea con la strategia di Lisbona, potremmo contare, come Paese, sul 7% di Pil in più. Parlando dell’importanza di servizi come gli asili nido aziendali, il ragionamento del Ministro si è spostato sulla contraddizione di dati occupazionali tra i migliori di sempre e la difficoltà a trovare lavoratori: tra i fattori indicati anche la complessità di conciliazione tra vita lavorativa e personale, con i relativi costi da sostenere. “Le donne – ha spiegato il ministro – devono poter vivere lavoro e maternità senza dover far scelte e senza preclusioni per la carriera. Si tratta di un diritto e di un’opportunità“. “La maternità non è un’impresa è il titolo di questo momento di incontro con il mondo delle imprese e soprattutto con la nostra volontà di ribadire che, nell’ambito del mondo del lavoro e quindi dei rapporti di lavoro, si deve poter consentire alle donne di poter vivere l’esperienza lavorativa e quella della maternità senza dover fare scelte. Soprattutto, senza vedersi precludere quelle che sono le opportunità di carriera e la possibilità di poter gestire al meglio anche le esigenze familiari. Questo per le donne deve essere un diritto” ha dichiarato la ministra al lavoro e delle politiche sociali Calderone. Secondo la ministra “deve essere un’opportunità quella dell’avvalersi della componente femminile del mondo del lavoro perché ciò vuol dire far crescere le imprese, l’economia e una società equa, solidale e soprattutto lungimirante, perché puntare sulla maternità vuol dire puntare sul futuro del nostro paese, soprattutto in un momento in cui il tema della denatalità è certamente uno dei temi che maggiormente devono farci riflettere“. E sull’alleanza tra imprese, donne e istituzioni la ministra Calderone afferma che “non è solo ed esclusivamente una questione di buona prassi è una questione di sensibilità e anche di sostenibilità del nostro paese. Io credo fortemente nell’alleanza tra imprese e il mondo delle istituzioni, ognuno deve fare la sua parte, ma soprattutto vanno sostenute le attività imprenditoriali come comunità di persone, come comunità vive all’interno della quale si devono gestire delle dinamiche lavorative efficaci e soprattutto lo sviluppo di relazioni umane e industriali di qualità“.

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