**Balneari: l'Italia dei cartellini rossi, da Conte a Meloni 145 procedure infrazione Ue**
Roma, 17 nov. (Adnkronos) - Non ci sono solo i balneari e l'assegno unico sotto la lente di ingrandimento della Commissione europea. L'esecutivo di Bruxelles è tornato a mettere nel mirino le concessioni sulle nostre spiagge e il sussidio per i figli ma, a ben guardare, si tratta solo di due mattoncini di un muro altissimo, quello delle messe in mora dell'Italia per il mancato rispetto del diritto Ue: ben 145, dal primo governo Conte a oggi, le procedure avviate per 'richiamare' all'ordine il nostro Paese, secondo i dati in possesso dell'Adnkronos.
Spulciando i numeri europei risulta che, in realtà, sono ben 360 -dal primo governo Conte all'attuale- le comunicazioni tra Bruxelles e Roma per 'mancati compiti a casa' o compiti non eseguiti correttamente. Non tutte le comunicazioni, però, si traducono in messa in mora: alcune vengono chiuse senza nemmeno essere formalmente avviate, in un dialogo continuo tra gli uffici sulla rotta Belgio-Italia. In questo 'ping pong' senza fine molti dossier finiscono in rimessa. E per fortuna, considerando che le procedure di infrazione possono avere un costo, anche salato, per le casse dello Stato.
La dice lunga l'ultima relazione annuale della Corte dei Conti sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea, che mostra come Roma abbia dovuto saldare un conto di oltre 800 milioni in 10 anni a causa delle infrazioni. Che possono essere avviate dalla Commissione europea in due casi: quando non viene recepita integralmente una determinata direttiva entro il termine stabilito oppure quando un paese non applica le norme correttamente. Per limitare i danni -visto che il nostro Paese finisce puntualmente nella 'lista dei cattivi'- nel giugno scorso il governo ha emanato un decreto ad hoc (il dl 69/2023, ndr) con l'obiettivo di 'sforbiciare' i cartellini, gialli o rossi che siano. Misura che sembra aver prodotto i primi effetti, considerando che le procedure di infrazione sono passate con il governo Meloni da 82 a 74 -su un totale di 1.635 aperte dalla Ue- in calo anche rispetto all'esecutivo Draghi, premier che aveva avviato, a sua volta, un'operazione per snellire i 'warning' della Commissione.
Anche con i governi Renzi e Gentiloni, nonostante l'assenza di una legge ad hoc per limitare le messe in mora, i numeri erano scesi sensibilmente, con un calo senza precedenti registrato nel triennio 2015-2017, e il minimo storico di quota 58 segnato nel marzo 2018. Un nuovo cambio di rotta è stato impresso a partire dal primo governo Conte in poi, riportando l'asticella delle procedure d’infrazione a quota 86 a fine 2020. Stando ai numeri in possesso dell'Adnkronos, le 74 procedure attualmente aperte -su un totale di 1.635- attribuirebbero all'Italia circa il 4,5% dei 'cartellini' totali nel taschino dell'arbitro Ue. Con tutti i rischi del caso.
Volgendo lo sguardo al passato, sono infatti tanti e onerosi i casi che hanno visto l'Europa battere cassa. Tra le 'infrazioni storiche', una delle più pesanti per le casse dello Stato italiano ha riguardato il dossier delle discariche abusive, con Roma costretta a versare 232 milioni di euro, dal 2015 al 2020. A questa si è aggiunta l’emergenza rifiuti in Campania, costata ai contribuenti ben 217 milioni di euro.
Casi chiusi, conto salato ma pagato euro su euro da Roma a Bruxelles. Il rischio, ora, è che delle 74 procedure attualmente aperte diverse si chiudano con un cartellino rosso anziché con una semplice ammonizione.
Le ultime a fare 'rumore', con un nuovo richiamo della Commissione europea, la procedura sui balneari -con il noto braccio di ferro in atto sulla messa a gara- e la 'bacchettata' sul cosiddetto assegno unico. Nel marzo 2022, infatti, l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per figli a carico, circoscrivendo il diritto a ricevere questo beneficio solo alle persone residenti da almeno due anni nel nostro paese e conviventi nella stessa famiglia dei loro figli.
Secondo la Commissione, questa legislazione viola il diritto europeo poiché non tratta i cittadini Ue in modo equo, configurando una discriminazione. Inoltre, il regolamento vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari.
La legge che introduce l'assegno universale finito ieri nel mirino dell'Europa risale alla primavera 2022, dunque governo Draghi in carica. Segno che anche un europeista di peso e primo della classe come 'Super Mario' non fosse immune ai cartellini di Bruxelles.
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